Fase dell’estetismo

Dagli anni Ottanta d’Annunzio rivela l’influenza dei poeti decadenti francesi ed inglesi. Opere come l’Intermezzo di rime, Isaotta Guttaduro e la Chimera presentano temi come la sensualità perversa, compendiata nell’immagine della donna fatale. E’ questa la fase dell’estetismo dannunziano. Ovviamente il capolavoro di questo periodo è Il Piacere.

Ora l’arte è il valore supremo e la vita si sottopone alla legge del bello. Questo si rispecchia sia sul piano letterario, tramite la ricerca dell’eleganza, ma anche nella vita stessa del poeta. Infatti le sue opere devono piacere pubblico cosicché possa vendere bene e con i guadagni condurre la sua “vita inimitabile”.

D’Annunzio durante la lettura

Crisi dell’estetismo

D’Annunzio si rende conto della fragilità di questa figura che non riesce a opporsi alla borghesia in ascesa. A questo punto l’estetismo entra in crisi. Questa crisi coincide con la stesura del suo primo romanzo: il Piacere.

Al centro del romanzo si pone la figura di un esteta: Andrea Sperelli. Tale personaggio rispecchia la crisi che sta attraversando il poeta, infatti, il principio di fare della propria vita un’opera d’arte in Andrea, che presenta una volontà debole, sfuma. Il protagonista è diviso tra due immagini femminili: Elena Muti, la donna fatale, e Maria Ferres, la donna pura. Maria è solo oggetto di gioco, poiché Andrea brama l’altra donna, che però lo rifiuta. Il romanzo termina con il protagonista che rimane solo, abbandonato da entrambe le donne.

D’Annunzio nei confronti di Andrea Sperelli presenta un atteggiamento critico. Il Piacere segna un punto di crisi ma non il definitivo distacco del poeta dall’estetismo. Finisce però quella che è definita fase dell’estetismo.